Un’introduzione al progetto Scenario
Il rapporto tra la percezione individuale dello spazio geopolitico e la geografia reale degli eventi planetari negli ultimi anni è radicalmente cambiato.
Il primo decennio successivo alla fine della guerra fredda ha visto il mutamento del sistema internazionale, ancora oggi alla ricerca di un diverso equilibrio. La fine del sistema bipolare ha spazzato via molte certezze riguardanti la distribuzione politica del potere e la collocazione dell’individuo all’interno di strutture politico-economiche consolidate. Lo stato-nazione con i suoi confini non sembra essere più in grado di fare da filtro tra l’ordine internazionale e la vita del singolo individuo nella quale, attraverso la rete informatica e il potenziamento dei media tradizionali, irrompono con grande forza eventi un tempo percepiti come lontani.
I flussi migratori, le esperienze di sradicamento, le guerre preventive, il terrorismo su vasta scala, le devastazioni ambientali sono tutti fenomeni che nella rigidità del vecchio mondo dominato dalle due superpotenze, erano contenuti o comunque inquadrabili in un modello analitico di riferimento elaborato dalla disciplina delle relazioni internazionali.
Tali eventi non sono quindi nuovi e sono figli di una globalizzazione che ha radici lontane, a partire dalle linee di espansione europee della fine del XV secolo. Ciò che sta mutando è da un lato il modello interpretativo, e dall’altro la percezione della frequenza con cui gli eventi si verificano.
Per paradosso, in un mondo in cui, per parafrasare Giddens, “l’altra parte del pianeta sta dietro l’angolo”, all’eccesso di informazione visiva e alla velocità dei processi di trasporto delle entità fisiche e informatiche, sembra associarsi l’impossibilità di proiettare immagini sull’avvenire.
I diversi media contribuiscono alla formazione di una nuvola di informazioni sugli imminenti scenari del mondo, alla quale spesso non corrisponde alcuna orografia. Infatti all’immenso magazzino di ipotesi, rivendicazioni, congetture, invocazioni, proposte, raramente si associa un’immagine topografica. Eppure è di territori e confini che si sta parlando.
Questa geografia del cambiamento è ciò di cui si sente maggiormente la mancanza al livello visivo. Ma una geografia del cambiamento è di per sé una riflessione sulla difficoltà di fare previsioni più veloci del cambiamento stesso.
La necessità di progettare una mappa partecipativa sulla quale azzardare previsioni, e sulla quale chiunque in base alla propria percezione possa in tempo reale tracciare i confini dell’immaginazione è l’obbiettivo del progetto Scenario.
Il progetto Scenario è stato ideato e realizzato in occasione di Going Public’04 a Modena. Attraverso Scenario il Collettivo Zapruder invitava il pubblico ad avere una visione ludica della geografia mondiale. Scenario diviene un gioco di geopolitica che ha l’intento di costruire una mappa dei paesaggi della modificazione. Il gioco è un interfaccia per la figurazione di nuovi scenari e uno strumento elementare di traduzione da pensiero a immagine. Un’immagine della struttura complessa e non subita passivamente, bensì partecipata perché modificata dalle convinzioni di chi abita i territori. Tutta una comunità, con una grande mappa interattiva, può modificare a proprio piacimento i confini territoriali. Chiunque partecipi a Scenario ha la possibilità di proiettare su un planisfero le proprie opinioni e aspirazioni sui futuri scenari mondiali.
Collettivo Zapruder, Scenario, 2004
Going Public’04, Modena
Courtesy Collettivo Zapruder
Le modifiche apportate ruotavano attorno a una serie di fattori di cambiamento, precedentemente decisi e organizzati. I diversi fattori venivano trascritti su adesivi colorati e disposti orizzontalmente sul fondo della mappa per essere a disposizione dei giocatori, che potevano staccarli e ridisporli sulla mappa. Il Collettivo Zapruder filmava le performance che le comunità inscenavano e al termine del gioco veniva scattata una fotografia dello scenario che si era costituito, dell’immagine del mondo che una data comunità, in una data città, in un certo anno aveva formato.
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Call for Game
Il progetto Scenario attiva una modalità ludica e partecipativa che implica un’intera comunità e coinvolge decine e decine di persone. Il Collettivo Zapruder e roots§routes magazine hanno lanciato una Call for Game per riattivare e rimettere in gioco il progetto Scenario. Tutti i lettori di roots§routes sono stati invitati a giocare e a partecipare attraverso la definizione e ridisposizione di differenti fattori di cambiamento del pianeta.
Abbiamo ricevuto diverse partecipazioni dai nostri lettori, che ci hanno indicato i propri fattori di cambiamento, degli elementi rilevanti negli ultimi decenni in quanto portatori di mutamento culturale, alterazione geografica o politica, trasformazione sociale.
I fattori di cambiamento inviati sono stati raccolti, trasposti su adesivi colorati e collocati, secondo le indicazioni geografiche dei lettori, all’interno dello Scenario dal Collettivo Zapruder.
Ecco l’immagine dello Scenario che questa Call for Game ha prodotto
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Elenco Partecipazioni
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Commento alla Call for Game
di Francesco Jodice ZAPRUDER
“Osservando il cumulo di dati e le relative applicazioni geografiche a mio parere si notano, tra le altre, due informazioni: la forte concentrazione di “applicazioni” sull’Italia (dato più che prevedibile) e un diverso significato dei fattori scelti per l’Italia e per il resto del mondo. Mi sembra cioè che vi sia oltre ad uno scarto quantitativo anche uno qualitativo. I fattori di cambiamento indicati ed applicati a geopolitiche distanti da noi hanno un respiro più ampio e tendono a considerare il cambiamento del mondo un processo lungo, legato a questioni sociali, politiche, economiche, culturali e religiose ampie e differenti. Se ci concentriamo con una lente al quadro italiano questi processi e queste fenomenologie virano immediatamente in prospettive di breve durata, l’urgenza si sostituisce ai processi e le questioni da teoriche diventano drammaticamente pragmatiche (disoccupazione). Inoltre uno degli scopi originari del gioco (così come lo avevamo immaginato anni fa con i membri di ZAPRUDER) era quello di valutare la capacità dei fattori selezionati da persone diverse per la stessa geografia di interagire, cioè una volta “combinati” di produrre nuovi segni e significati. Ecco mi sembra che i fattori italiani non si combinino tra loro, non producano nulla di nuovo. Ma forse questo lo sapevamo già.”
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Il Collettivo Zapruder è stato fondato nel 2004 da Francesco Jodice, ed è composto da ricercatori in diversi campi: dall’arte, alle relazioni internazionali, dall’informatica al film-making, al giornalismo. I componenti del collettivo erano: Meris Angioletti, Artista; Angelo Boriolo, Regista e montatore; Marco Gentile, Regista; Maki Gherzi, Regista; Francesco Jodice, Artista; Alan Maglio, Fotografo; John Palmesino, Urbanista; Giovanna Silva, Artista e Editore.