Con il contributo di: Paola Anziché, Elena Bellantoni, Valerio Berruti, Gea Casolaro, Francesco Costantino, Massimiliano Di Franca, Laura Estrada Prada, Emiliano Maggi, Manuela Mancioppi, Isabella Mara, Matteo Nasini, Alessandro Nassiri Tabibzadeh, Giancarlo Norese, Mattia Pellegrini, Luana Perilli, Luca Pozzi, Silvia Puja, Massimo Ricciardo, Sara Rossi, Serena Vestrucci, Valentina Vetturi.
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Il numero To Play affronta il giocare nelle sue differenti e complesse declinazioni che vanno dalla possibilità attraverso esso di creare nuovi meccanismi di aggregazione al suo aspetto corporeo e performativo, dal suo inscindibile legame con l’immaginazione al suo poter essere veicolo di un sapere.
Partendo dall’asserzione situazionista che intende il gioco come l’attività creativa pura liberata da costruzioni socioculturali (…) lo spontaneo svilupparsi e arricchirsi della vita quotidiana1, sono stati invitati 21 artisti a costruire un abbecedario sul gioco che si configurasse come l’editoriale del numero. Abbiamo chiesto loro di raccontarci cosa è il gioco, non esattamente di descrivere la pratica del gioco in se stessa, ma soprattutto di raccontarci come è possibile per loro giocare nel lavoro e nella vita quotidiana, quali nuove regole si possono inventare o quali modalità si possono trovare per uscire fuori da queste regole. A ciascuno è stata assegnata una lettera dell’alfabeto ed è stato chiesto di elaborare un intervento composto da tre differenti piccole azioni:
azione 1: scegliere una parola che abbia come iniziale la lettera che ti è stata assegnata (può essere un nome, il titolo di un video, un film, una parola inventata o un nome di un gioco esistente).
azione 2: esplicare la tua scelta attraverso una breve descrizione, frase o citazione.
azione 3: associare alla parola scelta un’immagine (di un tuo lavoro, di un oggetto o una situazione).
Osservando ogni lettera, ogni intervento, non è visibile qualcosa che sia comune a tutti, ma ci sono somiglianze, parentele, diversi livelli, tanti quanto i modi in cui abbiamo inteso il gioco in questo numero del magazine. Ogni intervento è una tessera che compone l’abbecedario, strumento solitamente inteso come il primo step del sistema educativo, necessario per acquisire le prime nozioni, i primi rudimenti di una disciplina: il livello uno. A volte la costruzione di questo editoriale è stato un gioco di coincidenze, altre la descrizione di un momento di svago a cui si è assistito durante un lungo viaggio. Il gioco è stato inteso come il modo in cui si riesce a ridisegnare il proprio lavoro, a definire le nuove norme, a creare diverse dinamiche di apprendimento e partecipazione. A volte è entrato in gioco qualcosa di intimo, altre volte si è giocato con i doppi sensi linguistici, sovvertendo le regole che definiscono l’agire e la sostanza delle cose. Il gioco è stato un qualcosa di divertente, un’imitazione dove l’identità è continuamente affermata e contraddetta, un’esplosione che a volte può essere il frutto della nostra immaginazione.
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1 Contributo ad una definizione situazionista del gioco, in ‹‹Internazionale Situazionista››, n°1, 1958.