VG: La prima domanda che mi viene sempre è quanto la storia sia autobiografica, e quanta parte di invenzione ci sia.
La storia è in buona parte autobiografica, sia quella che si lega alla mia memoria d’infanzia, sia quella che viene raccontata da Sompong. Ho raccolto l’eredità dei diari del mio prozio thailandese e fatto una selezione di eventi, incontri e aneddoti che ho ritenuto più interessanti. Ce ne sarebbero stati molti altri, ma nel processo creativo necessitavo di un bilanciamento delle diverse fasi di vita da distribuire in ogni capitolo. Alla fine è un racconto di formazione, come un frutto, la papaya, che da acerbo diventa maturo. Qualche personaggio è d’invenzione, ma di aiuto a veicolare il viaggio.
VG: Perché hai deciso di raccontare questa storia intergenerazionale? Il vero protagonista della storia è il prozio, che certo incontra altre storie, e si innesta nella storia parallela ambientata nel presente, oggi, ma di fatto la novella attraversa un periodo storico complesso come quello della II Guerra Mondiale, mostrando un punto di vista certamente per un pubblico italiano inedito.
Il punto di vista è quello di un thailandese che si ritrova coinvolto negli avvenimenti dell’Europa negli anni sbagliati, quelli della II Guerra Mondiale. Mi affascinava la possibilità di percepire quello che si studia nei nostri libri di storia attraverso occhi stranieri, quelli di Sompong e del suo senso di spaesamento. Lui che però mi è anche familiare. Io sono nata e cresciuta in Italia e la prima volta che sono andata nel paese di mia mamma avevo quattro anni. E’ stata un’esperienza che mi ha segnata profondamente, ha sviluppato la mia sensibilità verso una direzione precisa, ha plasmato il mio immaginario visivo e culturale. La storia intergenerazionale è un tentativo di non perdere questa ricchezza, di poterla condividere, nella speranza che sia d’interesse anche per altre persone, che possa essere una testimonianza di un periodo storico vissuto dai miei parenti, ma anche di quello che vivo io. Sono il frutto di una società mista, che si apre e impara guardando a est e a ovest.
VG: Tu sei italiana ma di famiglia di origine thailandese. Hai studiato all’Accademia di Belle Arti di Perugia e poi sei stata Mediatrice Culturale alla fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Come sei approdata all’illustrazione e al fumetto?
E’ stato un percorso organico. Quando sono uscita dall’Accademia non sapevo bene cosa fare da grande. In verità ho sempre avuto una propensione per le storie raccontate in modo visivo, ma non riuscivo ad immaginarmi una professione che me lo potesse permettere. Nella mia realtà familiare il lavoro creativo non era classificabile ed eventualmente considerato instabile e non remunerativo. Questo mi ha portato a fare varie esperienze nel mondo dell’arte, dall’organizzazione all’interno di una galleria alla mediazione culturale. Poi ad un certo punto si è sbloccato qualcosa ed è stata chiara la direzione in cui volevo andare. L’illustrazione ancora adesso è la mia zona di comfort, al fumetto ci sono approdata per una serie di coincidenze della vita.
VG: Se non sbaglio questo è il tuo primo libro in forma completa di Graphic Novel, come mai hai deciso di affrontare questa “impresa”?
Come dicevo c’è stata una fortunata serie di eventi. Sentivo la necessità di scavare nelle mie radici culturali e familiari, ho pensato che la storia di Sompong sarebbe stato un buon soggetto per un libro illustrato, ma non sapevo bene che forma avrebbe potuto avere. Nello stesso periodo il mio editore BAO Publishing mi scrive una email chiedendomi un appuntamento perché il mio stile illustrativo li aveva incuriositi. Ho solo fatto una somma matematica, ho combinato le due cose e ho capito che il fumetto sarebbe stato un ottimo mezzo di racconto. E’ stata una vera e propria scommessa, non avendolo mai fatto prima. Sono partita con incoscienza in un’avventura con molte incognite, ma è stato un viaggio molto appagante.
VG: La tua vita come donna 2G in Italia alla fine è comunque diciamo il filo conduttore del racconto, anche se tu non sei la protagonista della storia. Quanto ha contato per te nella tua vita essere una ragazza italiana di seconda generazione, in un paese che ha ancora molti e seri problemi di razzismo? Ritieni che la tua storia familiare e quindi culturale ti abbia portato vantaggi, cose positive, o che ti abbia in qualche modo ostacolato, o fatto comunque soffrire?
Da bambina e da adolescente mi è capitato di vivere qualche episodio spiacevole di razzismo, ma onestamente ho sempre trovato il modo di superare la difficoltà. Ricordo che alla scuola elementare mi facevano domande bizzarre sulla forma dei miei occhi, oppure mi chiamavano “scimmia”. Io non lo riconducevo ad una mia diversità fisica. Mi sembravano solo degli idioti che prendevano in giro una bambina timida. Crescendo lo stereotipo sessuale legato alla donna orientale e alla Thailandia in particolare è stato sgradevole, ma anche in quei casi se ne esce con tenacia e forza di volontà. Io sono sempre stata fiera delle mie origini. L’ho sempre trovata una caratteristica speciale e ho sempre cercato di metterla in mostra, non di nasconderla. Quindi nella mia vita queste radici hanno portato cose positive, da elaborare, da conoscere, da raccontare.
VG: Quando hai realizzato il libro avevi in mente un pubblico preciso? Volevi parlare a chiunque o a una fascia d’età specifica? Pensi in relazione a questo che la graphic novel, come il fumetto, avvicinino più facilmente più persone, e in particolare giovani, a storie interculturali nel nostro paese?
Non avevo in mente un pubblico preciso. Mi sono affidata al flusso di racconto e ho sperato che per qualcuno potesse essere interessante. I miei editori mi hanno molto rassicurata. Dato che loro come professionisti avevano sposato l’idea del libro, ero tranquilla di procedere. Poi quando Papaya Salad è uscito, ho compreso che poteva essere letto da adulti, ma anche da ragazzi molto giovani. Questa trasversalità mi ha fatto davvero piacere e ho percepito la potenza del fumetto di arrivare ad un pubblico vasto con grande semplicità.
VG: La storia ha uno stile di disegno molto interessante e estremamente raffinato, pur usando un segno semplice e una tavolozza limitata, mostra una articolazione e una complessità che rivela una padronanza dello spazio del racconto davvero notevole. Nel disegnare quali riferimenti hai? C’entra in qualche modo la cultura d’origine della tua famiglia?
Sicuramente si. Le pitture murali del Palazzo Reale di Bangkok sono state di ispirazione. Mi piace il disegno netto, con le outlines definite, come se ci fosse sempre una visione chiara, senza ambiguità. Credo di essere stata influenzata anche da Giotto (sono umbra d’altronde, Assisi è vicina a Perugia) e dalle sue prospettive intuitive.
VG: Prima di chiudere solo una curiosità. Perché hai dato così tanta importanza al cibo? A parte il titolo stesso del libro, ma in generale il cibo è una costante, che si manifesta sempre come una cosa bella, di condivisione. Anche la scena finale con il nonno è molto emozionante, è un “lieto fine” che profuma e ha un buon sapore…
Il cibo sia in Italia che in Thailandia è un momento di condivisione, di riunione familiare, di amore, di cultura. Gli odori e i sapori delle pietanze hanno una capacità di riportarci a momenti del passato, come la musica per me segnano il tempo e le sue fasi. La papaya salad ha anche un valore simbolico nel mio libro. Si prepara con la papaya acerba e si mescolano molti ingredienti con caratteristiche diverse: c’è il dolce dello zucchero di palma, il salato della salsa di pesce, il piccante del peperoncino, l’aspro del lime e così via. E’ una combinazione bilanciata di sapori, come le esperienze del protagonista.
VG: Ci fai un po’ di “spoiler” sui tuoi prossimi progetti? Stai lavorando a un altro libro, a un’altra storia? Noi di roots_routes speriamo di sì. Grazie.
Sto lavorando ad un graphic novel a quattro mani con mio marito, Luca Pozzi, che è un artista da sempre interessato alla fisica contemporanea. Lui ha scritto la storia e io la sto disegnando. Sarà un altro viaggio speciale che unisce i nostri due mondi, quello delle particelle e dei quanti con la giungla e le tradizioni orientali. Uscirà nel 2023.
Papaya Salad_Elisa Macellari