“Dietro all’intero occhio che vede, c’è un occhio più sottile. Così discreto, ma così agile che in verità il suo onnipotente sguardo consuma il globo bianco della sua carne; e dietro questo, ce n’è uno nuovo, poi altri ancora, sempre più sottili e che ben presto non hanno più per sostanza che la pura trasparenza di uno sguardo.”1
Michel Foucault.
Still from The Weeping Woman, TATE Liverpool, 2009
3 Channel Video HD installation,
color, sound, 12 minutes, Loop
Courtesy: Marian Goodman Gallery.
Sono sguardi di giovani studenti inglesi. Sembra che osservino direttamente verso di noi, ma così non è. Sono sguardi che esaminano un dipinto, attenti, curiosi e ricettivi, ma sono soltanto i loro sguardi che ci vengono mostrati nell’opera dell’artista olandese Rineke Dijkstra I See a Woman Crying. Ne fanno da sfondo gli spazi museali della Tate Liverpool, dove l’artista ha lavorato per un anno, durante una residenza in occasione della mostra dell’European Capital of Culture 2008 “The Fifth Floor: Ideas Taking Space” che raccoglieva progetti realizzati specificatamente per la città di Liverpool. I See a Woman Crying consiste in due video installazioni The Weeping Woman e Ruth Drawing Picasso, entrambi basati sul dialogo che intercorre tra il pubblico del museo e le opere li esposte, in questo caso fra gruppi di studenti e il celebre quadro “Weeping Woman” dipinto da Pablo Picasso nel 1937. Sono nove i giovani studenti ritratti, con indosso le loro uniformi, nel video a tre canali The Weeping Woman. Dove sono diretti i loro sguardi? Cosa scrutano i loro occhi? Dopo i primi attimi di silenzio i ragazzi, cauti e lenti, iniziano a descrivere ciò che vedono nel dipinto:
Posso vedere una donna che piange.
Vedo tutte le differenti forme che compongono il suo volto.
Tutte le differenti forme che fanno parte del suo viso.
Posso vedere dei triangoli e diversi colori brillanti
C’è dell’arancione nella sua pelle. Rosa. Viola. E Blu.
Dopo un primo approccio percettivo alla visione, produttore di osservazioni puramente formali, i giovani studenti iniziano a immaginare la causa del pianto della donna raffigurata, avanzando diverse ipotesi. Il video ci mostra la loro conversazione che mano a mano si costruisce, la loro attenzione che si muove lentamente dal dipinto alle osservazioni degli altri: Lei è sola.
Avrà visto qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.
Sembra che ha appena disobbedito a qualcuno.
Le sarà accaduto qualcosa di brutto.
Quando si è nervosi si mordono le unghie; o anche quando si è preoccupati.
Forse ha perso le parole e se ne rammarica.2
Il dipinto non appare mai nel video di Rineke Dijkstra, ma emerge con forza la sua presenza, si manifesta attraverso l’attenta osservazione dei ragazzi. Riusciamo a percepire le sue forme attraverso i loro sguardi, così come in una frase non è necessario udire tutte le parole per capirne il senso. La donna in lacrime dipinta da Picasso non viene ripresa dalle telecamere, ma viene messa a fuoco dai loro occhi e dalle loro parole. È la prima volta che l’artista inserisce del testo in un suo lavoro, la prima volta che da voce ai soggetti che ritrae. Il dipinto diviene leggibile attraverso un processo di trasposizione, e l’artista ce lo mostra ugualmente. Come sostiene Heidegger “mostrare è un lasciar vedere che, in quanto tale, contemporaneamente, vela e preserva ciò che è velato.”3 Il visibile non si da al nostro sguardo, ma al linguaggio. In questo modo è il visibile, non il direttamente visto, che si offre di fronte lo spettatore. Non vediamo il dipinto in se stesso, ma una sua singolare riproduzione, una sua copia, non a caso il titolo del video riprende esattamente il titolo dell’opera di Picasso. È come se il video fosse una traduzione istintiva e composta del dipinto, formata dai diversi sguardi e dalle parole dei ragazzi che si incrociano e si intersecano, proprio come la pittura cubista di Picasso che smembra l’oggetto in tutte le sue parti, analizzandolo. L’opera di Rineke Dijkstra si configura così come una visione analitica in cui i segmenti dell’immagine dipinta si riscoprono nel ritmo dei commenti e delle loro osservazioni.
Come in tutte le opere di Rineke Dijkstra, dai video alle fotografie, è come se la telecamera non esistesse. I soggetti che l’artista ritrae risultano totalmente liberi all’interno della composizione dell’immagine, in una posa disinibita, in un’informalità silenziosa, in una realtà nuda e cruda, che ognuno di loro mostra con il proprio corpo. Già dal 1992 l’artista inizia a scattare la prima di una lunga serie di fotografie ad adolescenti: un ritratto, semplicemente. Ed è li che ha inizio la sua coerente e sistematica ricerca fotografica, ritratti che trascendono il genere, scattati in un nightclub di Liverpool piuttosto che in una spiaggia. Così definisce il suo lavoro Mark Prince in un articolo su Frieze magazine:
“Confidence is another key word, both for the children’s burgeoning self-awareness and for Dijkstra’s belief that she can take a scruffy Liverpudlian girl in a Topshop dress, place her in front of a camera with no recourse to tricks and filters, and trust in producing an image which can double as a classical portrait, as well as a social document.”4
Cambiano i soggetti, ma il procedimento è sempre il medesimo: inquadratura frontale, soggetto al centro della scena, sfondo minimalista. Sono sempre i piccoli dettagli, un gesto, uno sguardo, che fanno la differenza.
Still From Ruth Drawing Picasso, TATE Liverpool, 2009
1 Channel Video HD Installation,
color, sound, 6 minutes, 36 sec., Loop
Courtesy: Marian Goodman Gallery.
È l’artista stessa che afferma in un intervista di Jennifer Blessing “Ciò che mi piace della fotografia è che si tratta di guardare.”5 In Ruth Drawing Picasso la piccola Ruth sta seduta sul pavimento, guarda, osserva l’opera d’arte di fronte a lei. Si tratta sempre del dipinto Weeping Woman di Picasso che anche in questo video non risulta visibile. La piccola Ruth ne sta facendo un disegno, possiamo seguire il movimento dei suoi occhi che si spostano rapidamente avanti e indietro, dal dipinto al foglio. La si vede sorridere, a volte per pochissimi istanti si distrae, porge una matita a qualcuno fuoricampo, è evidente che non è sola, ma con i suoi compagni che disegnano accanto a lei. Rispetto al video The Weeping Woman, qui le osservazioni di Ruth rimangono silenziose, invisibili per noi. Ci ritroviamo a sbirciare il suo attento studio, ne possiamo udire soltanto la matita che traccia i segni sul foglio.
Dopo essere stato mostrato per la prima volta negli spazi della Tate Liverpool, I See a Woman Crying di Rineke Dijkstra riceve una mostra retrospettiva nel 2012 al Solomon R. Guggenheim Museum di New York e al San Francisco Museum of Modern Art. Attualmente è possibile vedere soltanto il video Ruth Drawing Picasso nella mostra Arte torna Arte alla Galleria dell’Accademia di Firenze. In questa mostra vengono esposte a fianco delle opere della tradizione fiorentina medievale e rinascimentale, delle opere d’arte contemporanea di artisti internazionali, che hanno come peculiarità il dialogo con opere centrali nella storia dell’arte. “Storie che stanno latenti per secoli e poi vengono fuori e fanno capolino in un altro modo e tornano ai nostri occhi con una forza che quattro secoli prima non aveva.”6 Ruth Drawing Picasso di Rineke Dijkstra si inserisce pienamente in questa logica dal momento in cui, attraverso l’intenso sguardo di una bambina che cerca di copiare Picasso, riflette sulla nostra eredità modernista. Le nostre radici e la nostra memoria si manifestano letteralmente nell’atto del guardare ed è per questo che, in mostra, il lavoro della Dijkstra viene associato alla parola chiave “Sguardi”. Nel video ci viene mostrata una muta conversazione fra un piccolo osservatore contemporaneo e un’opera che, come racconta la tradizione, ha scardinato il rapporto mimetico della somiglianza con l’oggetto rappresentato. “L’intensità di questo sguardo ci fa essere di nuovo protagonisti, ci fa riappropriare di un patrimonio che a volte è subìto da una narrazione della storia dell’arte che dà, ormai, tutto per scontato.”7
Il lavoro di Rineke Dijkstra si configura come un fuori cornice. Filosofi, storici dell’arte o semiotici come Meyer Schapiro8 hanno spesso discusso sul concetto di cornice e sulla sua funzione anche nell’opera contemporanea. La cornice è sempre stata definita come un confine che separa l’immagine dallo spazio circostante, uno strumento che esercita nei confronti dell’immagine dipinta una serie di funzioni capaci di determinare profondamente la grammatica e la pragmatica dello sguardo che ad essa si rivolge. In Ruth Drawing Picasso l’artista mostra, esibisce e ci indica tutto ciò che in quel momento sta ai margini di una rappresentazione pittorica. Uno scambio di sguardi su una realtà fatta di presenze e assenze, di segni che si mostrano e si celano senza nessun perimetro o vincolo. Non risulta così visibile a noi né il quadro di Picasso né il disegno che ne sta realizzando la piccola Ruth, che rimane l’unico elemento che non c’è dato sapere. Io lo immagino così:
Posso vedere una donna che piange.
Vedo delle linee che a stento curvano per essere i suoi capelli.
È tutto sfumato il segno della matita attorno al fiore del suo cappello.
Vedo le sue unghia che si confondono con lo scorrere delle lacrime.
Ci son due grandi croci che barrano i cerchi dei suoi occhi.
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1 M. Foucault, Scritti Letterari, Universale Economica Feltrinelli, Milano 2004, p. 67
La nozione di sguardo è centrale nel pensiero del filosofo francese Michel Foucault, che la utilizza in molteplici declinazioni del suo discorso e a cui ha dedicato gran parte della sua riflessione teorica. Si veda a tal proposito anche M. Cometa, S. Vaccaro (a cura di) Lo sguardo di Foucault, Meltemi Editore, Roma 2007.
2 Frasi estratte dai dialoghi del video The Weeping Woman
3 M. Heidegger, L’arte e lo spazio. Il Melangolo, Genova 1979.
4 Rineke Dijkstra by Mark Prince on Frieze Magazine http://www.frieze.com/shows/review/rineke_dijkstra/
5 A conversation with Rineke Dijkstra by Jennifer Blessing, curator, photography, Solomon R. Guggenheim Museum, New York on VIMEO http://vimeo.com/channels/developphoto/41082998
6 Cit. Daria Filardo parlando della mostra Arte torna Arte, a cura di Bruno Corà, Franca Falletti e Daria Filardo, Galleria dell’Accademia, Firenze 2012.
http://www.artetornaarte.it/it/la-mostra
7 Testo estratto dall’audio della parola chiave “Sguardi” http://www.artetornaarte.it/it/audio/parole-chiave#item8
8 M. Schapiro, Per una semiotica del linguaggio visivo, Meltemi Editore, Roma 2002.