In loco [locus-i]
- sul posto, sul luogo stesso
- in un determinato momento, in una certa circostanza
- (in medicina) punto malato in cui si agisce terapeuticamente
Sono centinaia di migliaia, forse milioni, gli spazi in abbandono diffusi in tutto il territorio italiano: al nord come al sud e nelle isole, nelle grandi città come nelle aree più interne, nelle zone montane come in quelle marittime. Abitazioni, capannoni, caserme, colonie, ma anche castelli, chiese, conventi, borghi, fabbriche divenute archeologia industriale in disuso da anni o in stato di rovina. Edifici di proprietà pubblica e privata.
Dal 2010, il collettivo Spazi Indecisi esplora i luoghi in abbandono della Romagna, scavalca cancelli, scatta fotografie, intervista persone, setaccia archivi, organizza eventi, raccoglie testimonianze di un immenso patrimonio culturale che rischiamo di perdere per sempre. Solo in Romagna sono stati individuati diverse centinaia di luoghi ai margini: alcuni di questi “meritano” l’abbandono o la demolizione inesorabile, altri una seconda vita, altri ancora di diventare memoria condivisa.
La quantità e la complessità di questo patrimonio evidenzia una certezza: non si può conservare tutto. Non si possono riattivare tutti i luoghi in abbandono. È necessario scegliere.
Un dispositivo per la cura condivisa del patrimonio in abbandono
IN LOCO. Il Museo diffuso dell’abbandono nasce come un dispositivo culturale per scegliere insieme alle comunità quale del patrimonio in abbandono portare nel futuro, quale memorie tramandare, su quali luoghi innescare processi di rigenerazione urbana.
IN LOCO opera valorizzando in prima istanza il patrimonio culturale di storie, racconti ed emozioni che descrive un territorio e le sue evoluzioni e solo in un secondo momento, se si genera attenzione e interesse da parte della comunità, salvandone e conservandone i muri. Per costruire percorsi di valorizzazione significativi e duraturi nel tempo è infatti necessaria la costruzione condivisa di un sistema di valori su cui poi innestare processi di cura e partecipazione. La conservazione è infatti un’azione importante ma non sufficiente se la memoria non si radica nel tessuto della società locale: se ciò non avviene il rischio è conservare un patrimonio attraverso una memoria sterile che non trova ascolto né futuro.
Questo concetto, più ampio, di recupero e salvaguardia del patrimonio è elemento costitutivo di IN LOCO, un progetto che vuole porre l’attenzione sul tema dell’abbandono non solo per offrire una possibile risposta a una questione oggi centrale per il nostro territorio, ma anche per ricordare a tutti che l’abbandono fa parte del patrimonio collettivo, a cui ognuno di noi è in realtà profondamente integrato perchè ci circonda ed è parte del nostro quotidiano (Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio, 2008).
Il Museo ha l’obiettivo di portare alla luce un patrimonio materiale (luoghi, oggetti e documenti) e immateriale (storie, testimonianze ed emozioni) che solo se reso visibile, raccontato e connesso alle comunità può diventare uno strumento di lettura attiva del territorio ai margini. Perchè riattivare un luogo significa innanzitutto ripensarne l’identità coinvolgendo in tale processo le comunità che lo riconoscono, lo abitano, lo vivono. Per tale motivo IN LOCO si struttura come un museo diffuso fondato sul rapporto tra la comunità e il territorio in cui essa è radicata e sui cambiamenti che il paesaggio ha subito per mano dell’uomo e della sua storia.
In coerenza con la Convenzione Europea del Paesaggio, che definisce quest’ultimo come elemento del contesto di vita delle popolazioni, alla cui definizione contribuiscono l’azione dell’uomo e della natura e la percezione che di esso ha la comunità [1], IN LOCO agisce come uno strumento di cura di un insieme di beni la cui proprietà culturale è collettiva, ma la cui proprietà fisica è della comunità locale, ovvero di chi custodisce, mantiene, cura il bene. In questo senso la mission del museo diffuso non è la mera conservazione del patrimonio, intesa, nella sua accezione più limitata, come “conservazione inalterata” nel tempo, ma è la sua salvaguardia attiva: costruire le premesse e le condizioni più opportune affinché i luoghi in abbandono possano trovare una progettualità positiva e sostenibile per le comunità, in un nuovo equilibrio tra natura, cultura e società insediata.
In tal senso IN LOCO aspira a diventare una piattaforma di rigenerazione urbana e culturale permanente per aree in abbandono, uno strumento di lettura attiva e riappropriazione capace di innescare per processi rigenerativi più strutturati e duraturi; un progetto di cittadinanza attiva, di cura condivisa fra individui e comunità responsabili.
Un patrimonio di conoscenza diffusa
Secondo la definizione di ICOM «il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto» (ICOM, 2004).
La scelta di definire IN LOCO come un museo nasce dalla volontà di stimolare una riflessione più profonda sui luoghi in abbandono, considerandoli patrimonio culturale a tutti gli effetti, curandoli come frammenti di archeologia contemporanea capaci di raccontare un territorio, le sue peculiarità e diversità. Perché ciò che ogni museo custodisce e conserva diventa patrimonio per la collettività.
L’oggetto di ricerca di IN LOCO è un patrimonio in uno stato di transizione permanente, al contrario di un museo tradizionale il cui patrimonio è fisso e immutabile, così il museo diventa un dispositivo per immaginare e costruire percorsi di cura e rigenerazione e stimolare nuove forme di dialogo e immaginazione nello spettatore, raccontando con nuovi linguaggi le storie e gli eventi che le hanno caratterizzate nel tempo, i valori culturali e sociali che hanno rappresentato e quelli da tramandare nel futuro.
La collezione di IN LOCO è duplice: da una parte è composta dai muri, dalle architetture che costruiscono i luoghi (urbs); ma poiché i “muri” non sono di proprietà del museo (è un patrimonio di cui il museo dispone ma non ne è proprietario) dall’altra parte è costituita da tutto quel patrimonio immateriale, su cui di fatto insistono maggiormente le attività, che corrisponde al vissuto, alla memoria, alle comunità che si muovono e che abitano questi luoghi (civitas).
Il museo raccoglie 68 tra edifici industriali, conventi, colonie marine, parchi di divertimento e chiese tra gli oltre 300 luoghi abbandonati individuati, dislocati su tutti i 6000 kmq del territorio romagnolo: un’area geografica molto eterogenea dal punto di vista paesaggistico che spazia da Imola a Riccione, dall’Appennino alla costa, dalla pianura ravennate al litorale riminese. Luoghi che, pur differenziandosi per unicità e specificità determinate da secolari processi di antropizzazione, sono accomunati dall’assenza di attività umana, un silenzio e un abbandono in cui ha potuto trovare spazio una rinnovata biodiversità, generando talvolta ecosistemi unici (Clément, 2005).
Il paesaggio in abbandono e i suoi frammenti sono narrati attraverso sette inediti itinerari di viaggio che raccontano le evoluzioni sociali, storiche e culturali del territorio romagnolo: dai luoghi di lavoro del ‘900 che hanno trasformato le città, ai simboli del divertimento estivo romagnolo, fino alle colonie della riviera adriatica costruite negli anni del fascismo.
DARSENA 3.0 | Un attracco storico per il futuro
Tra mare e archeologia industriale, l’itinerario rende omaggio agli avamposti storici della produttività ravennate e alla darsena di Ravenna, luogo di sviluppo economico un tempo e oggi volano di crescita culturale.
DO.VE | I confini incerti di arte e abbandono
Do.Ve. (acronimo di dotted venue, luoghi dai confini incerti) è un itinerario che lega arte contemporanea e luoghi in abbandono dell’entroterra romagnolo. È il risultato di un percorso nel quale nove artisti hanno indagato il potenziale estetico e narrativo di altrettanti luoghi abbandonati rileggendoli in chiave contemporanea attraverso la creazione di opere multimediali negli spazi dismessi. Fanno parte di questo itinerario il secolare monastero di Scardavilla, un villino in stile Liberty a Forlì, la discoteca Woodpecker di Milano Marittima e una stonehenge di silos nei pressi di Meldola.
LAVORI IN (TRAS)CORSO | I luoghi del lavoro della Forlì del ‘900
Itinerario che rende omaggio ad alcuni tra i più importanti luoghi di lavoro della Forli del 900. «Il percorso di una comunità sedotta con facilità dalle prime mirabolanti promesse del progresso» (Balzani, 2019) così lo descrive Roberto Balzani, professore di Storia contemporanea dell’Università di Bologna ed ex sindaco di Forlì. Fa parte di questo itinerario il deposito delle corriere ATR dove, grazie alla collaborazione tra Spazi Indecisi, Città di Ebla, Comune di Forlì e ATR, è stato attivato il progetto EXATR che trasforma l’edificio in un hub culturale e ospita il centro visite di IN LOCO.
TOTALLY RIVIERA | Le architetture monumentali della Riviera
L’itinerario è un viaggio lungo la costa romagnola alla scoperta delle colonie e degli ospizi marini per l’infanzia costruiti o utilizzati dal regime: imponenti architetture arenate sulla spiaggia, in contrasto con l’urbanizzazione sfrenata che le ha inglobate e, al contempo, isolate. Fra i luoghi dell’itinerario, la colonia Colonia Varese di Milano Marittima rivela la chiara valenza simbolica che il fascismo vi attribuiva: l’edificio progettato dall’architetto Mario Loreti, sorge su un’area con una pineta e arenile e raffigura un idrovolante atterrato sulla spiaggia.
UN’ESTATE AL MARE | Il mito senza tempo dell’estate in riviera
Un itinerario alla scoperta degli spazi che hanno contribuito a creare il mito dell’estate in Riviera. Un tuffo nel passato, per riflettere su come è cambiato il modo di fare vacanza e su quali sono le potenzialità future di un territorio che ha fatto dell’ospitalità la sua bandiera. A Pinarella di Cervia ad esempio si trova Acquaria Park che aveva fatto dei giochi d’acqua la sua attrazione principale, simbolo del parco erano infatti i grandi scivoli ritorti, colorati a tinte vivaci, che disegnavano un movimentato skyline.
SENTI IERI | Storie di vita nella Romagna appenninica
Attraverso le memorie dei suoi abitanti, un itinerario escursionistico dedicato ai vecchi edifici in pietra della Romagna appenninica, testimonianza di mestieri e vite che, dal dopoguerra in avanti, iniziarono a trasformarsi profondamente.
TOTALLY TERRAE | Architetture totalitarie in Romagna
Un viaggio nell’entroterra romagnolo alla scoperta delle architetture costruite tra le due guerre mondiali, oggi in abbandono o interessate da progetti di recupero. Partendo dal progetto fotografico Totally Lost l’itinerario ci interroga sulle possibilità di dare una nuova vita a questo patrimonio dissonante. Tra gli edifici si segnala la centrale di sollevamento dell’acquedotto di Spinadello (Forlimpopoli), che rappresenta uno dei primi esempi di consorzio tra enti locali per la distribuzione del bene comune per eccellenza: l’acqua. Dal 2017 è al centro di un progetto di rigenerazione urbana che lo valorizza trasformandolo nel punto di partenza per vivere l’area fluviale in cui è immerso.
Un museo che cresce con la comunità
IN LOCO non è una piattaforma statica, ma uno strumento per avvicinare e portare le persone sui luoghi: è infatti cresciuto nel tempo grazie a passeggiate, derive psicogeografiche, eventi temporanei, residenze artistiche, esplorazioni in bicicletta, call fotografiche.
La partecipazione delle comunità è quindi elemento costitutivo del Museo. Per poter governare e gestire i cambiamenti e le complessità del paesaggio, specie quello in abbandono, è infatti necessario adottare non solo «una visione condivisa di lungo periodo» ma anche «una gamma di strumenti diversi, non solo normativi e procedurali» (Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio, 2018).
Per tale motivo IN LOCO invita le comunità a svolgere un ruolo attivo nel riconoscimento dei valori dell’eredità culturale da salvaguardare e promuove un processo di valorizzazione partecipativo, fondato su rapporti di sinergia tra istituzioni, cittadini privati, associazioni, e tutti quei soggetti capaci di attribuire “valore a degli aspetti specifici dell’eredità culturale, che desiderano, nell’ambito di un’azione pubblica, sostenere e trasmettere alle generazioni future” [2].
Il processo di costruzione e implementazione del Museo diventa dunque pretesto per rivendicare il diritto dei cittadini a partecipare in modo attivo al paesaggio di cui essi stessi fanno parte. IN LOCO è un invito e uno stimolo perché sempre di più siano le comunità a scegliere quali luoghi salvare e riconquistare, non le logiche speculative o gli interventi dall’alto che spesso faticano poi a radicarsi. Se la metodologia è costruire processi con le persone che manifestano interesse verso il paesaggio dell’abbandono, l’obiettivo più ambizioso del museo è agire da stimolo e innescare diverse forme di coinvolgimento: da forme spontanee a rapporti più strutturati quali i patti di collaborazione, accordi e convenzioni per la gestione condivisa del patrimonio. Per raggiungere tale obiettivo, la metodologia di IN LOCO si struttura come un processo in cinque fasi: mappatura, ricerca, indagine, musealizzazione e rigenerazione temporanea.
MAPPATURA. I luoghi in abbandono sono spesso associati a sensazioni di degrado, se non ostile. È quindi necessario stimolare una conoscenza di questi luoghi e dello spazio in cui sono immersi. Tale processo viene innescato attraverso iniziative di scoperta ed esplorazione diretta del territorio, concepite in maniera partecipata con le comunità attraverso pratiche che permettono di raccogliere localizzazione geografica, fotografie, video ed informazioni (Careri F. 2006).
La scoperta e il censimento dei luoghi in abbandono è sempre attiva e avviene attraverso camminate esplorative, derive psicogeografiche, call fotografiche e segnalazioni di fotografi e cittadini che alimentano il museo con immagini, video e informazioni.
Si tratta di una fase che ha permesso all’associazione di produrre da una parte un data base open souce sui luoghi abbandonati della Romagna, con la possibilità di associare a ogni luogo mappato una serie di informazioni e dati che possono essere materiale di lavoro e analisi per amministrazioni, urbanisti, associazioni, cittadini; dall’altro di iniziare a costruire una prima presa di coscienza e consapevolezza nei confronti del tema dell’abbandono fra le comunità locali, motivando l’importanza e il valore del luogo mappato.
RICERCA. Questa fase di approfondimento e studio è mirata a rilevare le diverse informazioni, dati, valori che rientrano dentro al concetto di patrimonio, inteso come l’insieme più rilevante di beni immobili, mobili, materiali e immateriali che sono di interesse pubblico e che costituiscono la ricchezza di un luogo e della relativa popolazione.
L’approfondimento storico prevede la ricerca documentale e la raccolta del patrimonio immateriale di racconti e testimonianze coinvolgendo studiosi, cittadini e testimoni diretti. Si tratta di una fase complessa, dovuta a una documentazione spesso frammentata o alla presenza di dinamiche e passaggi di proprietà che spesso rendono persino difficile risalire ai proprietari. Il materiale raccolto viene digitalizzato e infine catalogato con l’obiettivo di renderlo fruibile a chiunque ne abbia interesse.
Deposito delle Corriere ATR | itinerario Lavori in trascorso.
Video intervista all’ex autista Evandro Greppi a cura di Sunset e Questa città
INDAGINE. I luoghi del museo diventano campo di ricerca per artisti e creativi che creano produzioni multimediali capaci di arricchire la loro narrazione, costruendo inedite relazioni tra passato, presente e futuro. La valorizzazione di un bene è indissolubilmente legata al processo di tutela del patrimonio, da intendere come quei beni che hanno significato per la comunità di riferimento. Il concetto di patrimonio culturale è infatti legato alla capacità che una collettività ha di identificarsi e riconoscersi in un luogo. Negli anni sono state prodotte centinaia di immagini, video, documentari, realtà aumentata, testimonianze audio, realizzati in collaborazione con artisti, fotografi, musicisti, attori e realtà culturali. Un ricco insieme di “contenuti speciali”, fruibili attraverso la APP in prossimità dei luoghi del museo, realizzati per arricchire, attraverso il linguaggio delle arti, la narrazione e la carica emotiva evocata dai questi luoghi e tracciare percorsi e visioni per il futuro.
Discoteca Woodpecker, Cervia (RA) |Itinerario “Un’estate al mare”
Contenuto speciale a cura di Ground-to-Sea Sound Collective, Emiliano Battistini
MUSEALIZZAZIONE. Gli spazi/patrimonio scelti vengono messi in relazione e inseriti in narrazioni attraverso percorsi tematici che raccontano le evoluzioni sociali e culturali del territorio romagnolo.
Come lo stesso nome del museo evoca, l’obiettivo è portare i visitatori in loco, per sottolineare il valore della scoperta di un luogo, condizione indispensabile per generare quel senso di appartenenza e affezione che costituisce la premessa fondamentale di ogni processo di rigenerazione.
Le informazioni e le memorie raccolte sono rese fruibili a studiosi, turisti e cittadini attraverso i dispositivi del museo per stimolare l’esplorazione diretta del territorio:
– centro visite, situato a Forlì presso l’ex Deposito delle Corriere SITA, oggi EXATR, è il punto di partenza ideale per esplorare il museo diffuso: comprende approfondimenti storici, un plastico del museo, la presentazione degli itinerari e un assaggio dei contenuti speciali fruibili in loco;
– mappe cartacee sono a tutti gli effetti cartine geografiche in scala, graficamente coordinate alla tematica dell’itinerario, arricchite da informazioni e descrizioni sugli spazi degli itinerari e sui temi trattati;
– app INLOCO, scaricabile gratuitamente e disponibile sia per Android che per iOS, permette ai visitatori di fruire dei contenuti speciali multimediali (documentari, video 3D, sonorizzazioni, etc.) una volta recatosi nelle vicinanze degli spazi mappati. Contiene inoltre le schede di itinerari e spazi, le mappe GPS per raggiungerli e tutte le ultime news sul progetto. Viaggiatori e curiosi possono scaricare la APP dagli store digitali o visitando il sito www.inloco.eu
RIGENERAZIONE TEMPORANEA. Il museo in ultima istanza agisce come stimolo e innesco per progetti di riattivazione temporanea che sperimentano insieme alle comunità, associazioni, proprietà coinvolte prototipi di uso futuro. Una volta che un bene è stato riconosciuto da una comunità, può essere innescato un processo di riattivazione. Tale fase può essere concepita in forma incrementale: da una riattivazione “leggera” legata a eventi temporanei (mostre, passeggiate, esplorazioni) e a performance artistiche site specific organizzate insieme alle comunità locali per stimolare una riflessione più profonda, fino a forme più strutturate di riattivazione temporanea con le comunità, finalizzate alla realizzazione di modalità di funzionamento future.
Cicli Indecisi 2012. Un pedalata per le vie del centro di Forlì alla ricerca e alla scoperta degli spazi indecisi della città, riattivati attraverso interventi che spaziano e dialogano fra storia, storie vissute e arti contemporanee.
Un modello di interpretazione e gestione del patrimonio in abbandono
Il museo dell’abbandono è la sperimentazione di uno strumento “di sistema” per la valorizzazione e la gestione dell’insieme dei luoghi in abbandono diffusi in un territorio, una collezione vivente che segue la sua evoluzione nel tempo. IN LOCO aspira a diventare un centro di interpretazione del paesaggio ai margini, cercando di mettere in dialogo aspetti materiali (attraverso lo studio, la documentazione) e immateriali (la narrazione, il racconto di come questi luoghi vivono nell’immaginario della comunità locale), con l’obiettivo primario di salvarne la memoria e costruire un progetto di conoscenza condivisa che possa favorire progetti e azioni su questi luoghi.
La rigenerazione dell’ex acquedotto Spinadello ne è un esempio. Lo spazio, riaperto dopo oltre vent’anni di chiusura e abbandono, è oggi un centro visite di comunità dell’area naturalistica dei Meandri del Fiume Ronco Bidente in cui è immerso. Attualmente Spinadello. Centro VIsite Partecipato coinvolge un’ampia rete di soggetti pubblici e privati (Regione Emilia Romagna, amministrazioni comunali, guide ambientali, associazioni culturali e cooperative locali, agriturismi, residenti, scout, ecc.) che collabora in sinergia per proporre un calendario di eventi annuale composto da mostre, laboratori, visite guidate, trekking, birdwatching, che lo mantengono vivo e attivo per la sua comunità di riferimento. Si tratta di un processo in corso, che ha come obiettivo a lungo termine quello di sperimentare un modello di gestione partecipato e condiviso per proteggere l’acquedotto e l’area naturalistica in cui è immerso, generando opportunità economiche e allo stesso tempo occasioni di socialità e incontro.
L’acquedotto, come del resto tutti i luoghi di IN LOCO, non è di proprietà del museo, ma idealmente delle comunità che lo vivono. Questo aspetto, che può essere visto apparentemente come una debolezza è al contrario il punto di forza di IN LOCO, perché lo rende un progetto potenzialmente replicabile e scalabile anche in altri contesti, indipendentemente dallo status giuridico di un luogo. In tal senso la metodologia proposta da IN LOCO può individuare, insieme alle diverse pratiche di innovazione sociale emergenti, nuove modalità di valorizzazione del patrimonio culturale, aiutando le amministrazioni a definire le politiche necessarie per portare avanti delle azioni di cura e rigenerazione condivisa.
Note
[1] Convenzione europea del paesaggio, 2000. Accessibile a questo LINK
[2] Per un maggiore approfondimento si veda il testo della Convenzione di Faro, 2005, accessibile a questo LINK
Bibliografia
Balzani R., Introduzione a Lavori in (tras)corso, IN LOCO. Il museo diffuso dell’abbandono, Mappa cartacea (2019)
Careri F., Walkscapes, Camminare come pratica estetica, Einaudi (2006)
Clément G., Manifesto del terzo paesaggio, Quodlibet, Macerata 2005 (prima ed. in francese, 2004)
Hannerz U., Esplorare la città. Antropologia della vita urbana, il Mulino, Bologna
ICOM, Codice etico dell’ICOM per i musei (2004)
Montanari T., Privati del patrimonio, Einaudi; Prima edizione (24 febbraio 2015)
Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio (a cura di), Carta nazionale del paesaggio. elementi per una Strategia per il paesaggio italiano, Gangemi editore, Roma 2018
Stefania Proli. Architetto e dottore di ricerca, i suoi interessi si concentrano principalmente sulle culture e le tecniche della partecipazione nei processi di pianificazione urbanistica e territoriale e sulle pratiche e i processi di rigenerazione del tessuto urbano e sociale. Collabora con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna, dove è stata assegnista di ricerca e docente a contratto di Urbanistica.
Francesco Tortori. Dopo esperienze nella ricerca sociologica applicata, nella comunicazione e nel marketing, oggi lavora nella raccolta fondi per un importante Onlus. Nel 2010 fonda Spazi Indecisi, da quel momento si occupa del suo sviluppo e della progettazione degli interventi di rigenerazione culturale e urbana sperimentando il dialogo fra arti, geografia e comunità. Da un paio di anni è papà di Giacomo, decisamente il suo “progetto” più riuscito.