Colpevole è un’operazione artistico-letteraria: è la riscrittura in prima persona singolare del Titolo XII del Codice Penale Italiano, che disciplina i reati contro la persona. La formula indefinita e impersonale del Codice: “Chiunque cagioni…”, si incarna nell’io. Il testo diventa così una estesa e puntuale confessione di omicidi, stupri, violenze, soprusi, in cui la gravità, l’atrocità e l’efferatezza dei delitti si misurano con la scrittura giuridica: algida, distaccata, asettica.
Il processo di elaborazione del testo è stato disturbante. Leggere linearmente il Codice Penale, come fossero pagine di letteratura, è stato alienante. Smontare il testo per riscriverlo in prima persona mi ha fatto pensare a chi si è occupato della sua stesura originale: alla precisione chirurgica delle parole, all’esattezza normativa delle frasi, alla distanza astratta con cui vengono descritti i crimini più cruenti che si possono perpetrare sui corpi delle persone. L’introduzione della prima persona mi ha costretto a pensarmi artefice di quei reati, a immaginarmi compiere materialmente quei delitti: ne sarei capace? come l’avrei fatto? a chi? in quali occasioni? Custodire i file del testo e dell’audio nel mio computer mi inquieta: immagino che un giorno possano essere ritrovati e fraintesi, presi letteralmente, strumentalizzati, usati come prova. La loro diffusione mi turba: è l’ammissione pubblica della mia colpevolezza, il desiderio del criminale di essere catturato.
Claudio Beorchia (Vercelli, 1979 – risiede nel trevigiano) è artista interdisciplinare. Ha studiato Design e Arti Visive allo Iuav di Venezia e all’Accademia di Brera a Milano; ha conseguito il Dottorato in Scienze del Design allo Iuav. Dal 2009, come ospite di progetti e residenze artistiche in Italia e all’estero (in diversi paesi europei, Cina, Giappone e Stati Uniti), realizza lavori site specific e site responsive, spesso attraverso pratiche partecipative e relazionali.