La storia ruota intorno al personaggio di Blu. Il nome è stato scelto allo scopo di non essere un nome proprio di persona (si avvicina più ad essere un soprannome) ma durante la storia non si menziona questo aspetto. In quanto non-nome il suo utilizzo non è limitato dal genere della persona che lo utilizza, ed è stato scelto proprio per questo motivo. Ho iniziato a delineare graficamente il personaggio-protagonista senza davvero pensarci a fondo. I primi sketch erano vaghi, un viso anonimo con capelli scuri e pochi altri elementi. I temi principali della storia stavano già prendendo forma ed era in corso una ricerca grafica specifica per rappresentare le connessioni tecnologiche, fisiche e del corpo. La ricerca grafica è quindi proseguita tramite la realizzazione di diverse illustrazioni che hanno successivamente consolidato il design finale del personaggio. L’elemento caratteristico sono i capelli blu con la ricrescita scura, che incorniciano un piccolo viso con sopracciglia rade, occhi chiari e sotto, segni che assomigliano a sfregi ma che possono essere interpretati anche come occhiaie.
In generale, volevo che il personaggio avesse sul viso degli elementi che evidenziassero una mancata cura nell’aspetto fisico e psichico. Sia la ricrescita dei capelli che i segni sul viso adempiono a questo scopo. Ho ragionato sulla lunghezza dei capelli ed è un elemento che, in un’eventuale espansione della storia, vorrei sfruttare; personaggi che si tagliano (o si fanno tagliare) i capelli (come?) modificano il proprio design in modo decisivo e può essere sfruttato come punto nevralgico per il successivo sviluppo della storia. In Ambiguo Blu questo elemento non è stato sfruttato, soprattutto perché la vicenda copre giusto una manciata di giorni, e per rendere potente il cambiamento di design del personaggio è importante che prima il lettore si sia abituato al personaggio. Oltre ad un possibile ed improvviso cambiamento del design del protagonista dato dal taglio di capelli, sarebbe anche interessante esplorare l’esatto opposto di questa situazione, seguendo quindi, il lento e progressivo mutare fisico del personaggio. Questa opzione presuppone una storia che copre un ampio lasso temporale che permette, appunto, di osservare questo lento ma continuo mutamento.
I vestiti agghindano i personaggi, e ci permettono una prima lettura ancora prima di sapere chi sono. Per Blu ho deciso, un po’ per gusto personale, un po’ per semplicità di realizzazione stilistica, di fargli indossare quasi esclusivamente un certo tipo di moda relativo all’abbigliamento skater. A partire dalla fine degli anni ottanta fino a oggi, questo stile di vita è divenuto anche un tipo d’abbigliamento, mutato nel corso del tempo. Negli anni Novanta e prima metà dei duemila, prevedeva di solito, scarpe da ginnastica molto alte rinforzate nella punta, ovvero nei punti di maggior sfregamento con il grip (il lato superiore della tavola composto da un foglio di carta vetrata apposita che garantisce l’aderenza con la suola della scarpa) durante l’attività sportiva, colorate e larghe, pantaloni di grandi taglie, portati a cavallo basso, maglietta anch’essa extra large e vari accessori. Dopo un periodo di grande diffusione, questo modo di vestire è tornato di gran moda tra i giovani europei (anche italiani) nei primi anni del XXI secolo. Il personaggio si rifà a questo stile indossando quindi vestiti larghi, anche sovrapponendo più magliette ma senza abbracciare la passione per lo skate. Durante la storia, quando il protagonista interagisce con altri personaggi è sempre vestito così, con pantaloni larghi e maglie larghe. In numerosi studi e illustrazioni, ho raffigurato il protagonista con indosso una felpa rossa. Il rosso è stato un colore successivamente utilizzato per evidenziare dettagli all’interno della storia.
Volevo che il vestiario stratificato servisse a sottolineare una sua incapacità di mettersi davvero “a nudo” davanti agli altri. Il carattere di Blu è infatti riservato e talvolta titubante, anche se presenta istanze di estrema gentilezza e disponibilità. Uno degli elementi più caratterizzanti di Blu è il suo rapporto con il corpo e di conseguenza con il cibo. O, per meglio dire, la totale assenza di esso.
Per tutta la storia Blu non dice mai “sono andato” o “sono andata” e nessun altro personaggio utilizza frasi che possano sottintendere il suo genere (maschile e/o femminile). Non è trattato come tema principale ma c’è una velata necessità di avere un personaggio al di fuori di questi generi. Durante la stesura dei dialoghi ho omesso qualsiasi riferimento a un possibile genere di Blu. Alcune volte però, i dialoghi risultavano innaturali e dovevo ricominciare daccapo. Un’importante differenza nella scelta del linguaggio è stata optare per un linguaggio ambiguo piuttosto che inclusivo. Il linguaggio inclusivo sta pian piano approdando anche nel fumetto italiano tramite l’utilizzo della vocale neutra schwa (ə) ma la scelta finale è stata quella di lasciare ambigua l’identità di Blu, rispecchiando anche il suo senso di incertezza e titubanza nell’affrontare l’argomento. Ci sono comunque elementi che possono far presumere un possibile genere di Blu ma non è il tema centrale. L’ambiguità va bene e, in questo caso, né Blu né chi legge sa effettivamente cos’è (chi è) Blu. L’adolescenza che sta vivendo è difficoltosa, il suo stato emotivo si manifesta tramite azioni (o non-azioni: non mangia, non parla) autolesioniste ed è talvolta instabile. Blu non pensa ancora all’autodeterminazione, il personaggio non è ancora arrivato a questo punto. In un futuro ampliamento della storia, questa tematica potrebbe essere affrontata, senza però essere il focus principale e unica caratteristica del personaggio.
In inglese, il they singolare viene usato se ci riferiamo a una persona di cui non conosciamo o non vogliamo identificare il genere, cosa che in inglese è facilitata dal fatto che i sostantivi solitamente non suggeriscono il genere della persona che indicano, in italiano, se non sappiamo quale genere usare o non vogliamo specificarlo, useremmo il cosiddetto “maschile sovraesteso” o “maschile generico” per cui quando abbiamo insiemi che contengono sia uomini, sia persone che non sono “uomini” usiamo il maschile. La scelta di declinare in forma neutra un nome collettivo è di estrema importanza per comunicare tramite il linguaggio l’uguaglianza dei sessi.
Ho consumato numerose storie che avevano come tematiche principali il coming-out e hanno saturato la mia voglia di leggerne altre. Non perché le trovi noiose ma perché crescendo, non mi sono più bastate: ho necessità di storie in cui la narrazione non ruoti solo ed esclusivamente intorno all’identità sessuale o di genere dei personaggi.
Sono comunque storie che, nonostante la sempre più accettazione e inclusione nel mondo dell’editoria tradizionale, rappresentano ancora una piccolissima parte dei fumetti pubblicati. Fortunatamente fattori come internet e case editrici indipendenti stanno facendo accrescere sempre di più il numero di voci che affrontano tematiche più complesse ancora assenti dall’editoria tradizionale.
Per la realizzazione di Ambiguo Blu sono stati analizzati diversi fumetti, facendo emergere vari punti di contatto per le tematiche affrontate e per lo stile. Il fumetto presenta una storia introspettiva, che si muove tra l’identità e la messaggistica online nei primi anni 2010, sfruttando la rappresentazione grafica per mettere a confronto e raccontare la connessione nelle sue diverse interazioni tra natura, corpo e tecnologia.
In Cheese (Coconino, 2019), Zuzu deforma il segno di personaggi e ambienti, graffiando tutti gli elementi sulla pagina con il nero. La narrazione è intima-grottesca, dove il tema del disturbo alimentare viene raccontato tramite la rappresentazione extracorporea dell’intestino, budella e viscere. Questa percezione che la protagonista ha di sé è quindi visibile anche al lettore. Ho ripreso questa idea nello sviluppo grafico generale del fumetto: la visione del proprio corpo, il potere che la mente esercita su di esso e la successiva proiezione grafica osservata anche a chi legge.
In E la Chiamano Estate (prima ed. italiana Bao Publishing, 2014), Jillian e Mariko Tamaki realizzano un fumetto che mi ha ispirato soprattutto per l’aspetto grafico: infatti l’opera si presenta con una bicromia blu e vignette estremamente regolari. La scelta di utilizzare il blu come colore principale nasce innanzitutto da un gusto personale: a parte il nero, il blu è il secondo colore che prediligo; il blu scuro della lineart è stato unito a diversi blu più chiari utilizzati per colorare dettagli e sfondi.
Un altro fumetto a cui lavora sempre Mariko Tamaki, ma questa volta accompagnata dai disegni di Rosemary Valero-O’Connell, è Laura Dean Continua a Lasciarmi (prima ed. italiana Bao Publishing, 2020). Quest’opera mi è stata di particolare ispirazione per la realizzazione del layout delle tavole centrali della storia, che rompono la gabbia più rigida delle tavole iniziali e finali.
Il posizionamento delle vignette è infatti più libero e sfrutta la tavola in tutta la sua altezza e larghezza, servendosi anche delle doppie pagine come unica scena. Alcune tavole comprendono disegni al vivo o ritagli di spazi vuoti. Questo cambio nella progettazione delle tavole è stato frutto di un non-lineare sviluppo e progettazione della storia. Le tavole finali sono state infatti realizzate poco dopo le tavole iniziali con cui condividono l’organizzazione delle vignette, mentre le tavole centrale sono state progettate successivamente.
Ambiguo Blu è un fumetto di circa cinquanta pagine ma l’idea generale è di espandere e ampliare la storia. Le tematiche affrontate presentano un forte potenziale per un racconto più lungo che permetterebbe anche l’introduzione di altri personaggi e di ampliare quelli già presenti. Riprendere a lavorare su questa storia dopo averla conclusa mi permetterebbe di affrontarla in modo più oggettivo e di operare modifiche, anche drastiche, alla narrazione e trama. Blu, protagonista della storia, è la voce narrante che seguiamo per tutto il fumetto e di cui vediamo la quotidianità così come i momenti più intimi e personali che non condivide con nessuno. La voce narrante di Blu opera in modo più o meno chiaro a seconda delle situazioni e la rappresentazione grafica punta a sottolineare questo aspetto.
Nota
Ambiguo Blu nasce come tesi per il corso di Linguaggi del Fumetto presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Noah Schiatti nasce nel 1996 a Reggio Emilia. Esordisce con la graphic novel Solleone (Asterisco Edizioni, 2020) e lo stesso anno vince la quarta edizione di Inside Comics indetto da BeComics Padova. Realizza fumetti e illustrazioni per diverse antologie, fanzine e progetti italiani ed esteri (LOK ZINE, Quindrie Press, La Falla – Cassero LGBTI+ Center). Autoproduce fumetti che pubblica anche sul web in cui crea scenari narrativi che uniscono surreale e reale, concentrandosi sulla ricerca e rappresentazione dell’identità. Nel 2019 si laurea in Fumetto e Illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove sta frequentando il Biennio Specialistico di Linguaggi del Fumetto.