Vocacedario del numero
A come Azione – Come l’opera di quell’artista che tende a creare un dispositivo ludico in cui attraverso l’interazione si crea un coinvolgimento con un dato gruppo di persone. Quell’attività sottoposta a un’organizzazione di regole che crea possibilità di relazioni e occasioni di incontro.
E come Educare – «La cultura sorge in forma ludica, la cultura è dapprima giocata. Ciò non significa che il gioco muta o si converte in cultura, ma piuttosto che la cultura, nelle sue fasi originarie, porta il carattere di un gioco, viene rappresentata in forme e stati d’animo ludici.»1
I come Immaginazione – Come le pratiche surrealiste vedevano nel gioco una potenza primaria d’improvvisazione e casualità. L’entrare in uno stato onirico, l’affidarsi al caso, rivelano un atteggiamento verso la vita, e verso l’arte, che perde la sua aureola di sacralità e diviene ironia, invenzione, configura un gioco a-simbolico, non informale ma libero nella forma.
O come Oggetto – «Giocare è una cosa seria»2 afferma Bruno Munari. L’oggetto del gioco è il gioco stesso e il soggetto del gioco non è il giocatore ma il gioco stesso.
U come Umore – Il gioco è anche visto come un qualcosa che assume una funzione sospensiva
dalle solite attività quotidiane e che diventa dunque un’azione distensiva dalle tensioni che ognuno
accumula. «Il gioco è lo spontaneo svilupparsi e arricchirsi della vita quotidiana.»3
Vowelphabet for this issue
A for Action – Like the work of the artist that tends to create a playful device through which interaction takes place with a certain group of people. That activity that is subject to the arrangement of certain rules that allow relations and gathering opportunities.
E for Educate – «Culture is born in a playful form, culture is initially played. This does not mean that the game changes or becomes culture, but rather that culture, in its original phases, has the characteristics of a game: it’s represented in forms and states of a playful mood.»1
I for Imagination – Like when the Surrealist practices saw the primary authority of improvisation and casualty in the game. When entering a dream-like state or entrusting yourself to chance, these attitudes reveal a certain approach towards life and art. In it, both life and art loose their halo of sacredness and become irony, invention, setting up an a-symbolic game that is not informal but free in its form.
O for Object – «Playing is something serious»2 states Bruno Munari. The object of the game is the game in itself and the subject that plays is not the player but the game in itself.
U for (h)umor – The game is also seen as something that functions as a suspension from the usual everyday activites, something that becomes hence a relaxing actiong that each of us accumulates. «The game is the spontaneous development and enrichment of everyday life.»3
1 Eco U., Sugli specchi e altri saggi. Il segno, la rappresentazione, l’illusione, l’immagine, Bompiani 2001.
2 Munari B., Arte come mestiere, Laterza 2006.
3 Contributo ad una definizione situazionista del gioco, in ‹‹Internazionale Situazionista››, n°1, 1958.