a cura di Viviana Gravano e Giulia Grechi
Confini liquidi vuole affrontare il tema dei confini tracciati in acqua, dalle cosiddette acque territoriali che trasformano luoghi fluidi e attraversabili in barriere rigide e spesso mortali. Luogo principe di questa definizione è il Mar Mediterraneo che a guardare in una mappa appare naturalmente più come una regione che come un limite. Come scrive Iain Chambers noi vorremmo discutere di “un Mediterraneo multidimensionale e meticciato che sfida l’assetto politico-culturale attuale”. Questo numero si propone dunque di sviscerare le due facce di questa controversa area del mondo: da un lato i suoi intrecci e le sue ritornanze multiculturali tra paese e paese, al di là dei limiti imposti dagli stati e dai continenti, frutto di divisioni politiche scritte a tavolino; dall’altro le profonde separazioni, i confini, le distanze che l’ordinamento mondiale impone a questo specchio di mare, che invece di mostrare la bellezza della sua navigabilità diventa palcoscenico di conflitti, morti, respingimenti e dolore.
Liquid borders speaks of limits traced in water, those territorial waters that transform fluid and traversable places in rigid, and oftentimes mortal, barriers. A main example of this definition is the Mediterranean Sea, which if seen on a map seems more of a region than a barrier. In the words of Iain Chambers, we would like to discuss “a multi-dimensional and hybridized Mediterranean that challenges the current political and cultural structure.” This issue aims at the dissection of the two faces of this controversial part of the world, beyond the limits imposed by states and continents, fruit of political divisions decided arbitrarily; on the other hand, the profound separations, borders, and the distance which world regulations imposes on this mirror of water, which instead of showing the beauty of its navigability becomes a stage for conflict, death, rejection and pain.