Assalto delle gole al cielo
1968. ASSALTO DELLE GOLE AL CIELO
a cura di Silvia Calderoni, Ilenia Caleo, Viviana Gravano & Annalisa Sacchi

Una moltitudine di sguardi che non ricomponessero un insieme. Così abbiamo immaginato questa prima uscita della rivista, per rimettere in moto il Sessantotto non come un già accaduto, ma come motore che ha agito e agisce su immaginari in corso. Provare a sentire come sta ancora modificando il presente, se ancora lo sta modificando. Domanda aperta. E poi. Desideravamo che artiste e artisti fossero presenti come soggetti anch’essi parlanti di un Sessantotto che li convoca, non solo come un oggetto di cui si parla, di cui si analizzano i lavori in testi altrui. Abbiamo pensato a raccogliere un blocchetto di cartoline, uno Schedario impossibile d’immagini. Abbiamo chiesto ad artiste e artiste della scena, ma anche della parola, dell’immagine o del suono purché implicati con la performance, di scegliere un’immagine per dire: una figura o opera o lavoro o gesto o accadimento dal lungo Sessantotto che ha costituito un punto di svolta per il loro lavoro artistico, accompagnata da un testo che la racconta. Abbiamo chiesto di compilare un semplice Modulo.

Sessantotto tempo lungo si è detto, non cronologico, che apre ai Settanta fino al ’77 e oltre, a partire da voce, vocalità, presa di parola e corpi performativi tra arte e politica. Una temperatura / di sperimentazione poetica, politica, utopica. Per aprire la materia con un taglio non celebrativo, ma esploso, grattato dai margini, a partire da qui, dal contemporaneo.

Raccolti i materiali, ci siamo chieste: che tipo di insieme costituiscono questi artisti qui radunati? Non sono una scena, non sono solo una generazione, non condividono necessariamente estetiche e poetiche, anche se a tratti o a sottoinsiemi sì. È un insieme esaustivo di qualcosa? No. Il criterio è stato puramente affettivo, di prossimità fisica e amorosa. Qui radunati ci sono alcuni e alcune con cui abbiamo sudato insieme, o condiviso la scena, o cospirato di notte, o distrutto un campo di lavande, o occupato illegalmente spazi, o discusso fino a perderla la voce, alcune e alcuni di cui abbiamo amato i corpi gli allestimenti i movimenti le invenzioni le sconvenienze i fallimenti. Una parzialità dunque, anche la nostra chiamata.

Le consegne sono state talvolta tradite. I titoli qua e là sono ingannevoli. Il tempo storico indicato è stato dilatato in avanti o indietro, o messo in discussione. Queste cartoline sono dunque da considerarsi delle piccole scritture, dei mondi ricreati. L’arte non è ubbidiente, si sa, è continua creazione di un comune che ci sposta.

Silvia Calderoni/Ilenia Caleo